L’ipoacusia è il termine scientifico per indicare un calo dell’udito, dipendente sia dalla degenerazione progressiva dell’apparato sia da un danno o da una malattia. In alcuni casi, il calo uditivo può essere temporaneo. È quello che avviene ad esempio quando siamo raffreddati, quando si forma un tappo di cerume nell’orecchio, o quando sopraggiungono infezioni e infiammazioni che colpiscono l’orecchio. Nella maggior parte dei casi, però, i problemi di udito sono permanenti, anzi, possono degenerare se non vengono trattati in modo corretto.
Il primo segnale dell’insorgere dell’ipoacusia è dato dalla richiesta di ripetere le parole o le frasi durante una conversazione. In seguito, c’è la tendenza ad alzare troppo il volume della tv o della radio, rispetto al volume considerato sufficiente dagli altri presenti.
Tuttavia, questi segnali non sempre vengono colti, anzi, spesso si tende a mascherarli per timore di essere giudicati e trattati come “malati”. Molte persone che soffrono di ipoacusia infatti rifiutano di ammettere il problema, con sé stessi e con i propri cari, e finiscono così per isolarsi. In media, si aspetta quasi otto anni prima di consultare uno specialista dell’udito, quando ormai il danno è diventato grave e quando ci si è ormai tristemente abituati a vivere senza sentire.
Una convinzione molto radicata, ma altrettanto sbagliata, è quella di credere che l’ipoacusia colpisca soltanto gli anziani. Certo, gli over 65 riscontrano maggiori problemi uditivi, tuttavia un controllo dell’udito andrebbe fatto con regolarità anche dopo i trent’anni.
I diversi tipi di ipoacusia
In base alla zona dell’apparato uditivo in cui si è verificato il danno, possiamo distinguere diversi tipi di ipoacusia:
- trasmissiva
- neurosensoriale
- mista
L’ipoacusia trasmissiva colpisce l’orecchio esterno e l’orecchio medio. Come suggerisce il nome, il danno è localizzato in quelle zone dell’orecchio che hanno il compito di trasmettere i suoni al cervello. Questa patologia può insorgere a seguito di un’otite esterna o di un’otite media particolarmente grave, a seguito di otomicosi o anche per la presenza eccessiva di cerume. Altre cause scatenanti possono essere forti traumi che abbiano interessato sia il timpano che l’orecchio medio.
L’ipoacusia neurosensoriale invece interessa la coclea e il nervo acustico. La coclea è una parte fondamentale dell’apparato uditivo, ed ha una caratteristica forma a chiocciola. All’interno della coclea, le vibrazioni prodotte dalle onde sonore e captate dalla catena di ossicini dell’orecchio si “trasformano” in impulsi elettrici e chimici, e vengono trasmessi al cervello. Se questa delicata struttura si danneggia, ecco che possono insorgere problemi di ipoacusia. La principale causa scatenante dell’ipoacusia neurosensoriale è l’invecchiamento (si parla in questo caso di presbiacusia). Tuttavia, questa patologia può avere origine anche da un forte trauma alla testa, dall’esposizione ad un rumore troppo forte, a problemi presenti alla nascita, o ad alcune malattie.
Infine, l’ipoacusia mista viene diagnosticata quando il danno interessa gli apparati di trasmissione sia esterni che interni.
Nei prossimi articoli tratteremo dei principali rimedi per alleviare i sintomi dell’ipoacusia, sia trasmissiva che neurosensoriale.